Il reddito di cittadinanza è un sussidio introdotto in Italia nel marzo 2019 e finalizzato a sostenere le famiglie in situazione di bisogno economico. La nuova Legge di Bilancio del 2022 prevede circa un miliardo di euro per il rifinanziamento del reddito di cittadinanza e pur mantenendone la gran parte delle caratteristiche, ne ha però modificato alcuni aspetti relativi ad obblighi e doveri di chi ne usufruisce.
Diventano più stringenti alcune misure per poterne beneficiare. Le proposte lavorative congrue passano da tre a due con relativa diminuzione del reddito di 5 euro mensili a seguito di un primo rifiuto e addirittura della sospensione se i rifiuti sono multipli. Le verifiche sanno inoltre più ferree e riguarderanno sia la situazione patrimoniale sia la situazione anagrafica di chi ne fa richiesta.
Ma procediamo per ordine, e facciamo il punto sul reddito di cittadinanza: come funziona, a quanto ammonta, a chi spetta e come richiederlo.
A chi spetta il reddito di cittadinanza?
Per poter richiedere il RdC occorre rispettare precisi requisiti economici, di cittadinanza e di residenza.
Di seguito i requisiti relativi alla cittadinanza e alla residenza, in base ai quali per ottenere il RdC bisogna essere:
- cittadini italiani o di un Paese dell’Unione europea;
- residenti in Italia da almeno dieci anni di cui gli ultimi due in via continuativa;
- familiari di un cittadino italiano o dell’Unione europea titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente;
- cittadini di Paesi terzi in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo o apolidi in possesso di analogo permesso;
- titolari di protezione internazionale.
I requisiti economici invece prevedono per l’accesso al sussidio che si debba:
- essere inoccupato (chi non ha mai lavorato) o disoccupato (aver perso il lavoro involontariamente e non tramite dimissioni dato che in questo casi si è esclusi per un anno dal sussidio) oppure, nonostante ci sia una occupazione o nel proprio nucleo familiare vi sia un componente che lavora, sussistano i requisiti di reddito e patrimoniali previsti dal D.L. 4/2019, convertito nella legge 26/2019, cioè un reddito ISEE inferiore a 9.360 euro;
- non essere detenuto o ricoverato in una struttura a carico dello Stato;
- essere in possesso di una dichiarazione ISEE in corso di validità e possiede un indicatore ISEE inferiore a 9.360 euro (si tratta dell’indicatore della situazione economica equivalente, in pratica è un indice che misura la ricchezza della famiglia);
- possedere oltre alla casa di abitazione, un patrimonio immobiliare di valore non superiore a 30mila euro;
- possedere un valore del reddito familiare inferiore a 6mila euro, o a 7.560 euro, se ha compiuto i 67 anni (in questo caso ha diritto alla pensione di cittadinanza); l’importo è elevato sino a 9.360 euro per chi paga l’affitto ed aumenta se il nucleo familiare ha più componenti, in base alla scala di equivalenza;
- avere un patrimonio mobiliare familiare (conti, carte prepagate, titoli, libretti, partecipazioni…) non superiore a 6mila euro, ma la soglia è incrementata di 2mila euro per ogni componente della famiglia successivo al primo, fino ad un massimo di 10 mila euro, incrementati di ulteriori mille euro per ogni figlio successivo al secondo; i massimali sono ulteriormente aumentati di 5mila euro per ogni familiare con disabilità;
- non possedere autoveicoli immatricolati da meno di 6 mesi, o con cilindrata superiore a 1.600 cc e motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc, immatricolati nei 2 anni precedenti, navi o imbarcazioni da diporto; sono esclusi i veicoli per disabili.
Si fa presente che inoltre anche chi è senza fissa dimora può accedere al reddito di cittadinanza. Se si tratta di senza fissa dimora stanziali registrandosi presso gli uffici del comune dove risiedono. Verrà assegnata loro una via fittizia (ogni comune d’Italia ne ha istituita una). Se si tratta di senza fissa dimora erranti, potrà essere richiesta presso il comune di nascita ricorrendo sempre all’indirizzo fittizio scelto dal comune.
A quanto ammonta il reddito di cittadinanza?
Il sostegno è composto da due parti: una parte ad integrazione del reddito familiare e una come contributo per un eventuale affitto.
Per quel che riguarda la parte relativa all’integrazione del reddito familiare il suo valore di base è 6mila euro annui in caso di reddito di cittadinanza (RdC) o di 7.560 euro annui nel caso di pensione di cittadinanza (PdC) se si ha più di 67 anni. Questi valori vanno moltiplicati per i parametri segnalati nella scala di equivalenza ai fini RdC/PdC presente di seguito:
- 1 per il primo componente
- 0,4 per ogni ulteriore componente maggiorenne
- 0,2 per ogni ulteriore componente minorenne, fino a un massimo di 2,1 (2,2, nel caso in cui nel
- nucleo familiare siano presenti componenti in condizioni di disabilità grave o di non autosufficienza, così come definite ai fini dell’ ISEE
La scala di equivalenza non tiene conto dei componenti del nucleo familiare che:
- si trovano in stato detentivo;
- sono ricoverati in istituti di cura di lunga degenza o altre strutture residenziali a totale carico dello Stato o di altra PA;
- sono disoccupati a seguito di dimissioni volontarie, nei 12 mesi successivi alla data delle dimissioni (fatte salve le dimissioni per giusta causa);
- sono sottoposti a misura cautelare personale, nonché a condanna in via definitiva per reati di stampo terroristico e mafioso, stragi e truffa ai danni dello Stato.
La seconda quota, che integra ugualmente il reddito familiare, è riconosciuta alle famiglie che pagano l’affitto dell’abitazione, ed è pari al canone annuo previsto dal contratto di affitto, sino a un massimo di 280 euro al mese (150 euro al mese per chi percepisce la pensione di cittadinanza).
Importante non dimenticare che l’importo totale del reddito di cittadinanza non può comunque superare i 9.360 euro annui (780 euro mensili).
Il reddito di cittadinanza viene erogato per un periodo massimo di 18 mesi, può però essere richiesto nuovamente mediante presentazione di una nuova domanda, se ne continuano a sussistere le condizioni, previa sospensione di un mese.
Che cosa si deve fare per ottenere il reddito di cittadinanza?
Per ottenere il reddito di cittadinanza, è necessario che tutti componenti del nucleo familiare sottoscrivano una Dichiarazione immediata di disponibilità al lavoro (DID) un progetto personalizzato contenente diverse attività finalizzate alla reintroduzione nel mercato del lavoro, appunto. La sottoscrizione della Dichiarazione immediata di disponibilità al lavoro deve essere stipulata entro 30 giorni dal riconoscimento del diritto al RdC presso i Centri per l’impiego, i patronati convenzionati con l’ANPAL ( Agenzia nazionale politiche attive del lavoro) , oppure tramite la piattaforma digitale SIUPL (Sistema informativo unitario delle politiche del lavoro) dell’ANPAL.
Dopo la DID è necessario che venga sottoscritto il Patto di Lavoro da tutti i componenti del nucleo famigliare, purché almeno un componente del nucleo abbia uno o più dei seguenti requisiti:
- assenza di occupazione da non più di due anni;
- beneficiario della NASpI (Nuova assicurazione sociale per l’impiego), ovvero di altro ammortizzatore sociale per la disoccupazione involontaria o che ne abbia terminato la fruizione da non più di un anno;
- avente sottoscritto negli ultimi due anni un Patto di servizio in corso di validità presso i Centri per l’Impiego, a condizione che non abbiano sottoscritto un progetto personalizzato per il REI (reddito di inclusione).
Nel caso in cui nessun componente del nucleo familiare sia in possesso dei suddetti requisiti oppure se le problematiche del nucleo familiare sono complesse e non sono da ricondurre alla sola assenza di lavoro, i componenti della famiglia devono firmare il Patto per l’inclusione sociale. In questo caso la sottoscrizione avviene presso i servizi dei Comuni competenti per il contrasto alla povertà.
Sono esclusi dai suddetti obblighi (sottoscrizione di Patto di Lavoro o Patto per l’inclusione sociale):
minorenni;
- beneficiari del RdC pensionati;
- beneficiari della Pensione di cittadinanza;
- persone con oltre 65 anni di età;
- disabili con riduzione della capacità lavorativa superiore al 45% o invalidi del lavoro con invalidità superiore al 33%, non vedenti, sordomuti, invalidi di guerra, se non è previsto il collocamento mirato;
- soggetti già occupati o che frequentano un regolare corso di studi o di formazione;
- soggetti con carichi di cura (c.d. ‘caregiver’) che si occupano di componenti familiari minori di tre anni o disabili gravi e non autosufficienti.
Che cosa prevede il patto per il lavoro?
Il patto per il lavoro cosi come il patto per l’inclusione sociale, prevedono la firma del documento o presso un Centro per l’impiego o presso gli uffici del Comune. La firma dei patti, comporta l’impegno quindi da parte del richiedente e dei familiari coinvolti a:
- partecipare a progetti a favore del proprio comune di residenza (progetti utili alla collettività);
- presentarsi a cadenza mensile ad appositi incontri che ne verifichino l’effettiva ricerca di lavoro con un operatore addetto alla redazione del bilancio delle competenze o, in caso di patto per l’inclusione sociale, che permettano una valutazione multidimensionale del nucleo familiare.
L’assenza ingiustificata anche solo ad un incontro comporta la decadenza del diritto al reddito.
Progetti Utili alla Collettività
Il Decreto Ministeriale del 22 ottobre 2019 ha stabilito che i Comuni devono attivare Progetti Utili alla Collettività (PUC) , cioè progetti in ambito culturale, sociale, artistico, ambientale, formativo e di tutela dei beni comuni.
I soggetti obbligati devono prestare la loro attività dalle 8 alle 16 ore settimanali, previo accordo tra le parti. È possibile organizzare gli orari in modo da non impedire la ricerca di un impiego ed è eventualmente possibile recuperare le ore non prestate in un mese durante quello successivo.
Si ricorda che per le attività di questo genere non si riceve nessuna retribuzione e che la mancata adesione ai PUC da parte di uno dei componenti il nucleo familiare comporta la decadenza dal RdC.
La partecipazione è facoltativa per le persone non tenute agli obblighi connessi al RdC, ovvero i nuclei familiari con disabili o minori.
Come si chiede il reddito di cittadinanza?
Il reddito di cittadinanza può essere richiesto agli uffici di Poste Italiane, telematicamente sul sito ufficiale www.redditodicittadinanza.gov.it (con accesso tramite Spid), oppure tramite CAF.
Il riconoscimento del sussidio da parte dell’INPS avviene entro la fine del mese successivo alla trasmissione della domanda all’istituto.
Dal 1 gennaio 2022 le verifiche riguardanti l’accettazione o meno delle richieste, non sono solo più soggette al controllo dell’INPS, ma sono il risultato di controlli incrociati tra INPS, Comuni e Anagrafe nazionale tributaria per via telematica. I dati che vengono incrociati e presi in considerazione riguardano la salute, la condizione sociale ed economica, il casellario giudiziario e minorenni.
È stato però comunicato dal Garante della Privacy che i dati che INPS scambierà con altre pubbliche amministrazioni quali Regioni e Anagrafe tributaria dovranno limitarsi a quelli strettamente necessari per le verifiche e riguarderanno:
- possesso di immobili anche all’estero;
- intestazione di veicoli;
- ricovero in strutture di lunga degenza pubbliche;
- condanne o misure cautelari.
Lo scambio dei dati avverrà quindi mediante controlli incrociati su piattaforme differenti, non integrate o comunicanti normalmente tra loro.
Come funziona il reddito di cittadinanza?
Il reddito di cittadinanza è riconosciuto attraverso una carta acquisti, la carta RdC, ossia una carta PostePay sulla quale mensilmente viene caricato l’importo spettante, e che funziona in modo simile alla social card e alla carta Rei.
Che cosa è possibile acquistare con la carta RdC?
È possibile utilizzare la carta per:
- acquisti dei generi di prima necessità;
- pagamento delle utenze;
- acquistare medicinali;
- pagare visite specialistiche;
- acquistare capi di abbigliamento non di lusso;
- piccoli elettrodomestici;
- libri, materiale scolastico e giocattoli;
- tablet, smartphone, computer;
- biglietti per teatro, cinema, concerti;
- abbonamento a mezzi pubblici;
- trattamenti estetici;
- benzina per auto e motoveicoli.
Per cosa non può essere utilizzata la card RdC?
Non può essere utilizzata per l’acquisto di beni e servizi non di prima necessità o non ritenuti etici come per esempio:
- giochi che prevedono vincite in denaro o altre utilità;
- acquisto, noleggio o leasing di navi o imbarcazioni da diporto, nonché servizi portuali;
armi; - materiale pornografico e beni e servizi per adulti;
- sigarette;
- abbonamenti di telefonia mobile;
- servizi finanziari e creditizi;
- servizi di trasferimento di denaro;
- servizi assicurativi;
- articoli di gioielleria;
- articoli di pellicceria;
- acquisti presso gallerie d’arte o affini;
- acquisti in club privati.
La carta, utilizzata a mezzo Pos negli esercizi su territorio nazionale convenzionati con il circuito Mastercard, potrà anche servire per il pagamento di utenze e bollette in posta o negli esercizi commerciali abilitati e permetterà di pagare una volta la mese tramite bonifico un eventuale mutuo o affitto. Non potrà essere usata come metodo di pagamento fuori dall’Italia e per l’acquisto on line in negozi di e-commerce.
Sarà possibile effettuare però prelievi in contanti per un importo massimo complessivo di 100 euro al mese (per i nuclei familiari con più componenti, questo valore è da moltiplicare per la scala di equivalenza: si potrà arrivare a un massimo di 210 euro al mese).
Che cosa significa “decurtazione del reddito di cittadinanza” ?
L’importo accreditato nella carta RdC deve essere speso entro un mese dall’accredito. Infatti il RdC nasce come sussidio per il sostentamento delle famiglie in difficoltà e non per essere accumulato.
Esistono due tipi di decurtazione relativi agli importi non spesi della carta del reddito di cittadinanza: uno mensile ed uno semestrale:
- Quello mensile prevede una decurtazione del 20% del sussidio spettante per il mese successivo, ma non può superare il 20% del beneficio mensile erogato e non speso. Se invece il residuo è inferiore al 20% non è prevista decurtazione.
- Il controllo semestrale invece sull’importo residuo della carta equivale all’ammontare complessivo non speso o non prelevato dalla carta nel semestre lasciando disponibile solo l’ultima mensilità. Anche in questo caso, però, la decurtazione non avviene se il saldo è di ammontare inferiore al 20% del beneficio minimo mensile.
Quanto dura il reddito di cittadinanza?
Il beneficio del reddito di cittadinanza, in base alla legge, dura al massimo 18 mesi e può essere rinnovato. Sarà possibile, qualora sussistano ancora i requisiti illustrati, rinnovare la domanda in base alle regole fissate dallo stesso, con un mese di fermo prima di poter richiedere il rinnovo del beneficio.
La procedura di presentazione delle domande di rinnovo è la stessa utilizzata per le nuove domande
direttamente sul sito ufficiale www.redditodicittadinanza.gov.it se si è in possesso dello SPID, tramite CAF (Centri Autorizzati di Assistenza) o patronati e presso gli uffici postali.
Si può perdere il diritto al reddito di cittadinanza?
È possibile, per motivi differenti, che il diritto al sussidio venga cancellato e perso.
Il diritto al RdC può decadere per mancata:
- dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro;
- sottoscrizione del patto di lavoro o il patto per l’inclusione sociale;
- accettazione di un lavoro nei termini stabiliti (seconda proposta);
- partecipazione ai progetti utili alla comunità, agli incontri ed ai percorsi formativi;
- comunicazione della variazione della condizione occupazionale;
- presentazione di DSU (Dichiarazione sostitutiva unica) aggiornata in caso di variazione del nucleo familiare.
Inoltre perde il diritto al RdC chi fornisce comunicazioni mendaci che producano un beneficio economico del reddito di cittadinanza maggiore del dovuto. Infine decade per chi svolge attività di lavoro dipendente, cioè attività di lavoro autonomo o di impresa, senza averlo comunicato.
Gli esempi precedenti indicano quindi che le motivazioni che possono portare alla perdita del diritto al reddito di cittadinanza possono essere di due tipi o a causa di una sanzione oppure per perdita dei requisiti.
Se il diritto al RdC decade per la perdita dei requisiti reddituali o patrimoniali, sarà possibile ripresentare la domanda nell’anno successivo, qualora si certifichi nuovamente il possesso dei requisiti.
Nel casi di decadenza dovuta a sanzione scatta la pena accessoria che vieta a tutti i componenti del nucleo familiare di ripresentare domanda per i successivi 18 mesi. Questo limite scende a 6 mesi se fanno parte del nucleo familiare minorenni o persone affette da disabilità.
Se il diritto al RdC decade invece perché già percepito per 18 mesi la domanda può essere ripresentata per il rinnovo, ma solo 1 mese dopo la sospensione del beneficio.
Chi trova lavoro perde il diritto al reddito di cittadinanza?
È importante tenere presente che dal 1° gennaio 2022 l’avvio dell’attività d’impresa o di lavoro autonomo da parte di uno o più componenti del nucleo familiare percettore del RdC deve essere comunicata all’INPS, mediante il modello “RdC-Com Esteso”, non più entro 30 giorni dall’inizio dell’attività, ma entro il giorno antecedente l’inizio della medesima attività onde evitare l’automatica perdita del beneficio.
Rimane invariato invece il termine di 30 giorni per la comunicazione della nuova occupazione in caso di attività di lavoro dipendente.
In entrambi i casi, ricevuta la comunicazione, l’INPS effettuerà le valutazioni del caso e, se continuano a sussistere i presupposti, rimodulerà l’importo da erogare.
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