Ritorna il redditometro: strumento di lotta all’evasione fiscale, utilizzato già in passato e in disuso dal 2018. Il Governo il 10 giugno 2021 ha avviato la consultazione pubblica con le associazioni maggiormente rappresentative dei consumatori, le quali, fino al 15 luglio 2021 hanno potuto inviare osservazioni, suggerimenti e valutazioni sullo schema del decreto, in modo da arrivare ad una formulazione condivisa del Redditometro 2021. Vediamo dunque, cos’è e come funzionerà questo strumento.
Che cos’è il redditometro?
Il Redditometro 2021 individuerà la capacità contributiva delle persone fisiche e verrà utilizzato per effettuare l’accertamento sintetico dei redditi del contribuente. Gli obiettivi prefissati dal Governo sono:
- lotta all’evasione fiscale;
- monitoraggio delle spese e della propensione al risparmio delle famiglie italiane.
Il meccanismo del Redditometro 2021 è molto semplice: dalla comparazione tra le spese sostenute nel corso dell’anno (in pratica, il tenore di vita del nucleo familiare) e il reddito dichiarato dal contribuente nello stesso periodo, l’Agenzia delle Entrate può risalire al reddito effettivamente percepito e rilevare eventuali incongruenze. In particolare, i controlli dell’Agenzia delle Entrate scatteranno laddove venga rilevato uno scostamento superiore al 20% tra spese sostenute e reddito dichiarato. Le nuove regole verranno utilizzate per l’accertamento sintetico dei redditi a partire da quelli percepiti nel 2016.
Reddito sintetico del contribuente: elementi per la determinazione
Per stabilire il reddito sintetico del contribuente, il decreto del MEF indica gli elementi utili per individuare le spese da questi sostenute, utilizzando sia i dati in possesso dell’Anagrafe Tributaria, sia, in mancanza, l’analisi di campioni di contribuenti (in base alla composizione del nucleo familiare ed anche alle zone di appartenenza).
Dunque, le categorie prese in considerazione dal Redditometro 2021 per l’accertamento sintetico del reddito saranno:
- spese sostenute dal contribuente nell’anno;
- risparmi accumulati;
- investimenti fatti durante l’anno di riferimento.
Spese sostenute, risparmi ed investimenti
Le spese prese in considerazione dal Redditometro 2021 sono quelle sostenute dal contribuente per sé stesso, per il coniuge e per gli altri membri del nucleo famigliare, salvo prova contraria. Non vi rientrano, invece, le spese per beni e servizi sostenute dalla persona fisica nell’esercizio dell’attività di impresa o nell’esercizio di arti e professioni, sempre che sia possibile provarlo con idonea documentazione.
Nello schema del decreto troviamo due tabelle, che contengono le indicazioni per determinare la capacità contributiva del soggetto.
In particolare la Tabella A elenca le voci di spesa che una famiglia generalmente sostiene, in base all’attuale contesto socio-economico. Le categorie di spesa che, in base al decreto, caratterizzano la vita quotidiana sono:
- consumi, in cui rientrano generi alimentari, bevande, abbigliamento e calzature, abitazione, combustibili ed energia, mobili, elettrodomestici e servizi per la casa, sanità, trasporti, comunicazioni, istruzione, tempo libero, cultura e giochi, altri beni e servizi;
- investimenti (immobiliari e mobiliari);
- risparmi;
- spese per trasferimenti.
In pratica, vengono prese in considerazione, ai fini dell’individuazione del tenore di vita del contribuente e del suo nucleo familiare, le spese per il mutuo o l’affitto di casa, i generi alimentari, l’abbigliamento, la manutenzione della casa, le bollette, gli abbonamenti telefonici e la pay TV, l’acquisto di elettrodomestici, la scuola e l’università, i medicinali, i viaggi, l’automobile e altro ancora, sia utilizzando le informazioni in possesso dell’Agenzia delle Entrate (che derivano dalla dichiarazione dei redditi e dai dati trasmessi dagli istituti di credito), sia, laddove non fossero disponibili, in base ai valori ISTAT rappresentativi dei beni e servizi presi in considerazione.
La Tabella B individua 11 differenti tipologie di famiglia, a partire dai single con meno di 35 anni, fino ad arrivare alle coppie con 3 o più figli, ciascuna delle quali suddivisa in 5 differenti aree territoriali (zona geografica Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud, Isole), per un totale di 55 famiglie-tipo.
Determinazione del reddito complessivo accertabile
Ma come viene determinato in definitiva il reddito complessivo del contribuente? In pratica, oltre alle spese accertate perché derivanti dai dati in possesso dell’Agenzia delle Entrate, questa calcolerà:
- spese che una famiglia sostiene per il possesso o l’uso di determinati beni o servizi, utilizzando i prezzi rilevati dall’ISTAT e parametrati alla famiglia-tipo di appartenenza;
- spese per i beni e servizi considerati essenziali per il nucleo familiare considerato;
la quota di incremento patrimoniale nell’anno di riferimento (ad esempio, se si è acquistato casa durante l’anno); - quota di risparmio nell’anno di riferimento, ottenuta dai dati forniti dagli Istituti bancari.
Accertamenti e prova contraria
Come detto, l’accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate scatterà qualora le spese sostenute siano superiori, con uno scostamento maggiore del 20%, rispetto al reddito dichiarato.
Il decreto stabilisce che, in sede di contraddittorio, il contribuente possa fornire una giustificazione dello scostamento tra spese e redditi, per dimostrare che:
- spese sono state affrontate utilizzando redditi diversi rispetto a quelli calcolati nel periodo di imposta o con redditi esenti da dichiarazione, oppure che sono state sostenute da un soggetto diverso dal contribuente;
- calcolo delle spese è elevato rispetto a quelle effettivamente sostenute dal contribuente;
- risparmi utilizzati per consumi e investimenti si sono formati in anni precedenti a quello preso in considerazione.
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