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Ragazza alla pari: adempimenti e contratto

11 Febbraio 2015 di Noemi Secci Lascia un commento

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In quasi tutte le famiglie, specialmente quando si hanno figli piccoli, a causa di lavoro ed impegni, si presenta la necessità di assumere una collaboratrice.

Tuttavia, non sempre può risultare conveniente instaurare un vero e proprio rapporto di lavoro domestico (colf o badanti), poiché sono richiesti diversi adempimenti (comunicazione di assunzione presso l’Inps, pagamento trimestrale di contributi…) e dei costi non indifferenti.

Una buona soluzione, valida per i casi in cui l’esigenza di aiuto sia temporanea, può essere, allora, quella di assumere una “ragazza alla pari”.


Naturalmente, il rapporto può essere instaurato anche con un ragazzo; si parla genericamente “al femminile”,  poiché la maggioranza delle collaborazioni è effettuata, nel concreto, da ragazze.
Innanzitutto, è necessario distinguere questa tipologia di rapporti, regolamentati in Italia dalla Legge 304/73 (a livello europeo si fa riferimento agli accordi di Strasburgo), sia dal rapporto di lavoro domestico, che da quello subordinato.

In particolare, la norma regolamenta i rapporti tra studenti stranieri ( che si recano in Italia per motivi di studio), e la famiglia italiana che li ospita in cambio di collaborazione.
Sono previste differenti formule di collaborazione:

  • Demi pair : prevede , da parte dello studente, un impegno in famiglia di 3 ore al giorno per 5 giorni alla settimana; il compenso minimo è di 70€ settimanali; devono essere lasciati liberi , in alternativa, 2 giorni o tre sere.
  • Demi pair plus: pur prevedendo il medesimo compenso minimo del Demi pair e gli stessi giorni o sere libere, l’orario in cui fornire collaborazione è maggiore, 4 ore per 5 giorni alla settimana; è dunque affidato alla discrezionalità della famiglia ed alla libera contrattazione un eventuale aumento del compenso.
  • Au pair : lo stesso discorso vale per il rapporto Au pair, nel quale abbiamo 5 ore di collaborazione per sei giorni la settimana, con la facoltà di concedere una giornata libera o, in alternativa, dalle 3 alle 5 serate.
  • Au pair plus : in questa tipologia contrattuale , la collaborazione è prevista per 6 giornate alla settimana, con un orario che varia dalle 5 alle 8 ore al dì, per un massimo di 40 ore settimanali; devono essere lasciati liberi, alternativamente, 4 o 5 pomeriggi, una o due giornate intere, o, ancora, 3 o 4 sere. Il compenso minimo è di 85-95€ a settimana.
  • Mother’s help: questo tipo di rapporto, che ha una retribuzione minima di 120€ a settimana, comprende 50 ore di lavoro, tra le quali possono esservi 2 o 3 serate di baby sitting; il tempo libero può essere pari ad un giorno e mezzo, o, alternativamente, a 3 – 5 sere.

Una volta scelta la formula in cui inquadrare la ragazza alla pari, questa deve essere inserita nel contratto, stipulato come semplice scrittura privata.
I dati del contratto, assieme alla richiesta di visto, devono essere però riportati nel modello N , reperibile presso lo Sportello Unico Immigrazione, ove ci sarà fornita tutta l’assistenza necessaria in merito agli adempimenti; troviamo questi sportelli, solitamente, all’interno dei centri per l’impiego (CPI) o centri servizi per il lavoro(CSL).

Nessuna delle ipotesi contemplate costituisce, come già accennato, un vero e proprio rapporto di lavoro, neppure domestico, dunque non sono dovuti contributi previdenziali o assistenziali. Dati i vantaggi comportati da una siffatta tipologia di rapporto, vi sono dei requisiti soggettivi e temporali abbastanza stringenti: la ragazza (o il ragazzo) dovrà avere un’età compresa tra i 18 ed i 30 anni, e la durata del soggiorno potrà variare da 6 ai 12 mesi (prorogabile sino a 24 mesi).

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Categoria: Figli e Risparmio/ Risparmi e Fisco
Tag: au pair/ quanto costa un figlio/ ragazza alla pari

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