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Quanto costa andare in causa?

11 Marzo 2016 di Noemi Secci Lascia un commento

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Una lite condominiale, un licenziamento ingiusto, una separazione, uno sfratto, una multa illegittima: i motivi per cui si inizia una causa sono i più disparati, anche se si fa di tutto per prevenire la lite ed evitare di finire in tribunale.

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In questi casi, ci si chiede subito quale costo può avere la causa e a quanto ammonta la parcella dell’avvocato.

Da diversi anni le tariffe degli avvocati sono libere: non è possibile dunque sapere con certezza quanto ci verrà a costare una causa, perché non esistono dei fissi prestabiliti.

Tuttavia, ci sono degli importi indicativi, che variano da un minimo a un massimo, il cui ammontare dipende dal contributo unificato (in pratica la “tassa” sulla causa), dalla complessità e dal valore della controversia, e dalla sua durata.

A quanto ammonta il contributo unificato

Il contributo unificato si basa sul valore della causa (ad esempio, se un lavoratore cita la sua azienda per degli stipendi non pagati, l’ammontare di questi stipendi costituisce il valore della controversia) ed ha i seguenti costi:

  • da 43 a 1.686 euro per il giudizio di 1°grado (solitamente davanti al tribunale ordinario);
  • da 64,50 a 2.529 euro in 2° grado (cioè in appello);
  • da 86 a 3.372 euro in Cassazione.

Come si calcola la parcella dell’avvocato?

Veniamo ora alla parcella del legale; questa può comportare, indicativamente, le seguenti spese, a seconda del valore e della complessità della causa:

  • per i giudizi davanti al Giudice di Pace, da 330 euro a 1.990 euro;
  • per i giudizi davanti al Tribunale, da 630 a 21.387 euro;
  • per le cause di lavoro, da 610 a 18.015 euro;
  • per le cause di previdenza (ad esempio sulle pensioni), da 635 a 18.015 euro;
  • per la volontaria giurisdizione (come la separazione consensuale), da 405 a 4.320 euro;
  • per gli sfratti, da 515 a 8.235 euro;
  • per l’atto di precetto (si notifica al debitore prima dell’esecuzione), da 135 a 540 euro;
  • per le procedure esecutive mobiliari, da 180 a 2.395 euro; presso terzi, da 330 a 1.460 euro.

Dunque, per chi si deve separare è molto più conveniente scegliere una separazione consensuale, che arriva a 4.320 euro nei casi più complessi, rispetto alla separazione giudiziale, che può arrivare ad oltre 21.000 euro, anche se nei casi “estremi”; per le cause di lavoro o contro l’Inps, ci si dovrà preparare a sborsare un minimo di 600 euro, nella migliore delle ipotesi. Considerando che comunque l’avvocato non è vincolato a questi minimi e massimi, che sono soltanto indicativi.

Alla parcella, poi, vanno aggiunti:

  • il contributo obbligatorio del 4% alla Cassa Forense (si tratta della Cassa degli avvocati, alla quale si versano i contributi per la pensione);
  • l’Iva (pari al 22%);
  • eventuali spese vive (ad esempio per trasferta).

L’avvocato è obbligato a darmi il preventivo?

Per decidere se è il caso, o meno, di intraprendere un giudizio, è consigliabile farsi fare un preventivo da più avvocati: l’avvocato è obbligato a fornire il preventivo, se il cliente lo richiede espressamente.

Posso avere il gratuito patrocinio?

Chi ha un reddito inferiore a 11.528,41 euro può richiedere il gratuito patrocinio, cioè a spese dello Stato.

La soglia di reddito è al netto degli oneri deducibili, ma comprende anche i redditi esenti; la soglia è alzata di 1.032,91 euro per ogni familiare convivente.

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Categoria: Risparmi e Fisco
Tag: causa legale/ gratuito patrocinio/ parcella avvocato

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