Ripetizioni private, servizi di doposcuola ed extrascolastici tramite piattaforme web: qual è il modo più conveniente per essere in regola?
Grazie alla diffusione di piattaforme web specializzate, sono sempre di più le persone che, da casa loro, svolgono ripetizioni private, corsi, tutoraggi online e servizi formativi e di supporto extrascolastico. Questo “nuovo insegnamento” è andato dunque ad affiancarsi alle vecchie ripetizioni “dal vivo” che comunque non sono ancora state messe da parte: tuttavia, rispetto alle ripetizioni dal vivo, i corsi svolti ed il tutoraggio online sono remunerati con pagamenti elettronici tracciabili, ad esempio tramite Paypal o bonifici.
Come giustificare, allora, questi guadagni e mettersi in regola senza spendere una fortuna?
Ripetizioni online: lavoro autonomo occasionale
In primo luogo, va chiarito che non sempre, per insegnare via web, è necessario aprire la partita Iva. Se l’attività non è organizzata ed è esercitata solo saltuariamente, difatti, i compensi possono essere giustificati come reddito di lavoro autonomo occasionale.
Per giustificare questi compensi è sufficiente emettere una semplice ricevuta numerata, nella quale siano indicati l’importo pagato dal cliente, la data, i dati di quest’ultimo e di chi ha effettuato la prestazione.
La ricevuta, al contrario delle ordinarie fatture, non è soggetta ad Iva.
Può essere assoggettata a ritenuta d’acconto, pari al 20% dei compensi, però, se il cliente è un sostituto d’imposta (ad esempio, se è un’azienda, un professionista o un’associazione ad averci commissionato il lavoro). La ricevuta non è soggetta a ritenuta d’acconto se chi paga è direttamente lo studente, in quanto non è un sostituto d’imposta. Se il compenso supera i 77,47 euro, sulla ricevuta va applicata una marca da bollo da 2 euro, con data contemporanea o antecedente a quella indicata nel documento.
I compensi da lavoro autonomo occasionale percepiti nell’anno devono essere dichiarati nel 730, nel quadro D, o nel quadro RL del modello Unico. Assieme ai compensi vanno dichiarate le ritenute d’acconto subite ed eventuali costi inerenti documentati, che devono essere dedotti dai compensi stessi.
Non è necessario presentare la dichiarazione dei redditi se questi compensi costituiscono l’unico reddito posseduto e sono inferiori a 4.800 euro, in quanto, beneficiando della detrazione per redditi di lavoro autonomo, al di sotto di tale ammontare l’Irpef non è dovuta. Può essere comunque utile presentare la dichiarazione per ottenere il rimborso di eventuali ritenute d’acconto.
Se i compensi superano i 5.000 euro annui, non è necessario aprire la partita Iva, ma ci si deve iscrivere alla Gestione Separata dell’Inps e si è obbligati a versare i contributi previdenziali.
Ripetizioni online: partita Iva
Se l’attività di insegnamento online è svolta con una certa regolarità ed ha una minima organizzazione, il lavoro non può più considerarsi occasionale e deve essere aperta una partita Iva.
L’apertura della partita Iva non comporta dei costi fissi di per sé, ma obbliga alla presentazione della dichiarazione dei redditi con modello Unico, anche se nell’anno non è stato prodotto alcun reddito.
L’apertura della partita Iva comporta anche l’iscrizione alla Gestione Separata dell’Inps: a seguito dell’iscrizione, comunque, non sono previsti contributi previdenziali da pagare in misura fissa, dato che, in questa gestione, l’aliquota contributiva (attualmente, per i liberi professionisti, pari al 27,72% dei guadagni, o al 24% se si è iscritti anche ad altri enti previdenziali) si applica solo su quanto guadagnato.
Per chi prevede di guadagnare meno di 30.000 euro all’anno, è possibile aderire al regime fiscale forfettario: si tratta di un regime agevolato che prevede una tassazione sostitutiva del 5% per i primi 5 anni di attività (se si rispettano determinati requisiti) e, successivamente, del 15%.
Chi aderisce al regime forfettario non deve applicare l’Iva in fattura, tenere i registri Iva, non è soggetto all’Irap e agli studi di settore.
Non può, però, dedurre alcuna spesa, eccetto i contributi previdenziali, in quanto i ricavi sono decurtati da un coefficiente di redditività, pari al 78% per i liberi professionisti, compresi gli insegnanti privati e chi svolge in proprio attività non classificabili. In pratica, su 1000 euro di compensi, 780 euro sono tassati al 5% o al 15%.
Alunia dice
Sono rimasto intrigato dalla spiegazione su quando è necessario aprire la partita IVA per l’insegnamento online. Tuttavia, mi chiedo se ci sono specifiche condizioni o soglie di guadagno che rendono obbligatoria l’apertura della partita IVA per coloro che offrono solo poche lezioni al mese. Potresti fornire qualche esempio più dettagliato per capire meglio i limiti di questa regolamentazione?