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Pensione e apertura partita IVA: mettersi in proprio se si è in pensione

26 Novembre 2020 di Noemi Secci Lascia un commento

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Pensione e apertura partita IVA Pin
Pensione e apertura partita IVA: chi è già pensionato può avere un piccolo lavoro in proprio?
Sei in pensione ma stai pensando di svolgere qualche piccolo lavoro in proprio? Non devi avere paura che la tua pensione si riduca: sia che tu apra la partita IVA,  sia che tu svolga lavoro autonomo occasionale, l’assegno di pensione resterà sempre lo stesso.
È dal 2008, difatti, che sono stati aboliti i limiti di cumulo fra reddito di lavoro e reddito di pensione. L’abolizione dei limiti di cumulo, però, vale soltanto per le pensioni dirette: in pratica, se tu percepisci la pensione di vecchiaia, la pensione anticipata o la pensione di anzianità, non devi temere che la tua rendita mensile diminuisca, nonostante tu continui a lavorare.
Ovviamente per i redditi derivanti dal tuo nuovo lavoro dovrai versare i relativi contributi ed anche le tasse, a seconda del regime fiscale al quale hai aderito.

Pensione e partita IVA: divieto parziale di cumulo

Diversa è la situazione se si percepisce una pensione di reversibilità, di invalidità civile o di inabilità. Nei primi due casi infatti la legge impone un divieto parziale di cumulo, ciò significa che se si percepisce un reddito da lavoro autonomo superiore al trattamento minimo annuo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti o autonomi, che, per il 2020 è fissato a 6.695,91 euro annui (515,07 euro mensili), la pensione di reversibilità o di invalidità potrebbe subire una diminuzione.
In particolare la pensione di reversibilità si riduce:
  • del 25% se il reddito da lavoro autonomo supera di 3 volte il trattamento minimo annuo;
  • del 40% se il reddito da lavoro autonomo supera di 4 volte il trattamento minimo annuo;
  • del 50% se il reddito da lavoro autonomo supera di 5 volte il trattamento minimo annuo.
La pensione o l’assegno di invalidità:
  • si riduce del 25% se il reddito da lavoro autonomo supera di 4 volte il trattamento minimo;
  • viene ridotta del 50% se il reddito da lavoro autonomo supera di 5 volte il trattamento minimo;
  • può subire una seconda riduzione se il valore dell’assegno è superiore al trattamento minimo e il soggetto ha un’anzianità contributiva inferiore a 40 anni.
Se percepisci l’Ape sociale, cioè l’anticipo pensionistico a 63 anni (con 30 o 36 anni di contributi, a seconda della tipologia di lavoro) a carico dello Stato, devi sapere che è possibile cumulare questa indennità con il reddito da lavoro autonomo ma quest’ultimo non deve superare i 4.800 euro annui.
Se il trattamento che ti è stato riconosciuto, invece, è la pensione per inabilità permanente ed assoluta a qualsiasi attività lavorativa, non puoi lavorare.
È bene sottolineare che, nei casi in cui sussiste il divieto parziale di cumulo, il pensionato è obbligato a comunicare all’INPS i redditi derivanti dall’attività di lavoro autonomo svolte.

Pensione e apertura partita IVA: pensione diretta e lavoro autonomo, quante tasse si pagano?

Tornando all’ipotesi in cui tu percepisca una pensione diretta pienamente cumulabile col reddito da lavoro, cioè la pensione di vecchiaia, anticipata o di anzianità, devi comunque sapere che il reddito di lavoro autonomo fa cumulo col reddito di pensione ai fini della tassazione. È quindi probabile, nel caso in cui decida di metterti in proprio, che tu possa ritrovarti a debito in sede di dichiarazione dei redditi, perché il reddito di pensione non sarebbe l’unico da te percepito, di conseguenza le tasse che ti vengono trattenute ogni mese nel cedolino di pensione non sarebbero le uniche che dovresti pagare.
Devi sapere, però, che per ovviare a questo inconveniente puoi utilizzare il regime forfettario, se prevedi che il tuo reddito non sia molto alto, cioè non superi i 65.000 euro. Al riguardo c’è però da sottolineare che, a partire dal 2020, è stata reintrodotta la regola per cui non possono aderire al sistema forfettario i pensionati che nell’anno precedente hanno percepito un reddito da pensione lordo superiore ai 30.000 euro.
Se quindi hai un reddito da pensione inferiore al limite stabilito, puoi usufruire di questo regime fiscale, che comporta:
  • per i primi cinque anni di attività un’imposta pari al 5%;
  • dal sesto anno in poi un’imposta pari al 15% che sostituisce IRPEF, addizionale regionale e comunale e IRAP;
  • nessuna applicazione di IVA e ritenuta d’acconto nelle fatture;
  • nessun obbligo di tenuta dei registri IVA obbligatori;
  • in sede di dichiarazione dei redditi, quanto guadagnato dalla tua attività sarà tassato separatamente e non farà cumulo con il reddito di pensione.
C’è però uno svantaggio: chi utilizza il regime forfettario non può dedurre alcuna spesa, tolti i contributi previdenziali. Questo regime agevolato può dunque essere utile nel caso in cui le spese per svolgere l’attività non siano troppo elevate.

Pensione diretta e contributi previdenziali da lavoro autonomo

Devi infine sapere che, anche se sei pensionato, svolgere un’attività in proprio ti obbliga a pagare i contributi previdenziali.
Questi contributi, però, variano a seconda del tipo di attività svolta.
In particolare il pensionato libero professionista iscritto alla gestione separata INPS, deve versare i contributi previdenziali nella misura del 24% dei compensi percepiti al lordo delle ritenute fiscali.
Il pensionato commerciante o artigiano, iscritto pertanto alla relativa gestione, ha diritto ad uno sconto sui contributi:
  • pari al 35% se è in regime forfettario;
  • pari al 50% se non si avvale del regime forfettario ma ha superato i 65 anni di età.
Per beneficiare di queste riduzioni devi inviare un’apposita domanda all’INPS.

Pensione diretta e contributi versati: il supplemento di pensione

I contributi versati in maniera ridotta dai lavoratori già pensionati non vanno persi, anzi, possono tornare utili per aumentare l’importo della pensione percepita. Ciò si ottiene con il ricalcolo dei contributi e la richiesta del supplemento di pensione che è possibile ad alcune condizioni:

  • il supplemento di pensione può essere chiesto con cadenza quinquennale, cioè dopo 5 anni dalla decorrenza della pensione o dall’ultimo supplemento richiesto;
  • è possibile chiedere il supplemento di pensione dopo 2 anni soltanto se è stata già superata l’età pensionabile e comunque solo per una volta.

È bene dire che la disciplina si differenzia a seconda della gestione per la quale si percepisce già la pensione ed anche in base alla gestione per cui si richiede il supplemento.
È possibile dunque, presentare domanda di supplemento con le seguenti modalità:

  • online sul sito dell’INPS, tramite SPID;
  • tramite il Contact Center dell’INPS;
  • tramite i CAF o patronati.

Il supplemento di pensione viene conteggiato ed applicato nel primo mese successivo a quello della richiesta.

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Categoria: Risparmi e Fisco
Tag: lavorare in pensione/ lavoro in proprio pensionato/ partita Iva pensione

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