Pensione APE e APE rosa (Anticipo pensionistico per le donne): di quale misura si tratta, benefici a cui dà diritto, chi può richiederlo.
Con la legge di bilancio 2018 è stata approvata una nuova misura previdenziale a favore delle donne, l’Ape donne, o Ape rosa. Questa misura dà la possibilità alle donne di uscire dal lavoro a 63 anni di età (63 anni e 5 mesi dal 2018), con un minimo di anni di contributi che va da 28 a 36, a seconda della categoria di appartenenza e del numero di figli.
L’Ape rosa, in realtà, non è una completa novità, ma si tratta di un’agevolazione sulla preesistente misura della pensione Ape sociale, o Ape social: in particolare, l’Ape donne prevede uno sconto, sui requisiti previsti per l’Ape sociale, di 6 mesi per ogni figlio, sino a un massimo di 2 anni.
Facciamo allora un breve punto della situazione, per capire come funziona l’Ape sociale e che cosa cambia con l’Ape donne.
Come funziona la pensione Ape sociale
L’Ape sociale, come l’Ape donne, non è una pensione anticipata, ma un anticipo pensionistico: si tratta, in parole semplici, di un assegno che viene riconosciuto al lavoratore o alla lavoratrice a partire dai 63 anni di età (o della successiva data della domanda), se possiede un certo numero di contributi, sino al perfezionamento del requisito d’età per la pensione di vecchiaia. Dal 2018, l’età prevista per la pensione di vecchiaia è uguale per tutti, uomini e donne, e pari a 66 anni e 7 mesi, mentre dal 2019 sarà pari a 67 anni.
Considerando che l’anticipo massimo della pensione non può superare i 3 anni e 7 mesi, pertanto, l’età minima per l’Ape sociale dal 2018 è pari a 63 anni e 5 mesi.
L’anticipo pensionistico sociale è a carico dello Stato, ed è pari all’ammontare della futura pensione: non può, però, superare i 1.500 euro.
L’assegno è incompatibile con qualsiasi pensione diretta, con i sussidi di disoccupazione e con l’attività lavorativa (se si supera il reddito annuo di 8 mila euro, per dipendenti e parasubordinati, o di 4.800 euro per i lavoratori autonomi).
Chi può ottenere la pensione Ape sociale
Possono ottenere l’Ape social con almeno 30 anni di contributi i lavoratori che appartengono a una delle seguenti categorie:
- lavoratori che risultano disoccupati a seguito di licenziamento, anche collettivo, o di dimissioni per giusta causa, o per effetto di risoluzione consensuale nell’ambito della procedura di conciliazione obbligatoria (dal 2018 saranno ammessi anche i lavoratori a termine a cui è scaduto il contratto); perché gli appartenenti a questa categoria possano beneficiare dell’Ape sociale, è necessario che abbiano terminato da almeno tre mesi di percepire la prestazione di disoccupazione e che non si siano rioccupati successivamente (è ammessa la rioccupazione con un lavoro subordinato o con i voucher o i contratti di prestazione occasionale, per non più di 6 mesi);
- lavoratori disoccupati a seguito della cessazione di un contratto a termine, se risultano con almeno 18 mesi di lavoro subordinato alle spalle negli ultimi 3 anni; sono richiesti alla categoria gli stessi requisiti che devono possedere gli altri lavoratori disoccupati, per l’accesso all’Ape sociale: aver terminato da almeno tre mesi di percepire la prestazione di disoccupazione e non essersi rioccupati successivamente (salvo le eccezioni appena viste, in cui è consentita una breve rioccupazione);
- caregiver, cioè lavoratori che assistono, al momento della richiesta e da almeno 6 mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap grave, ai sensi della Legge 104;
- lavoratori che possiedono un’invalidità uguale o superiore al 74%.
Sono invece necessari 36 anni di contributi per un’ulteriore categoria beneficiaria dell’Ape sociale, gli addetti ai lavori faticosi e pesanti: non si tratta degli addetti ai lavori usuranti, ma si tratta di coloro che hanno prestato per almeno 6 anni negli ultimi 7 anni, o per 7 anni negli ultimi 10, un’attività lavorativa particolarmente difficoltosa o rischiosa.
Come funziona l’Ape rosa, ovvero l’Ape sociale per le donne
Secondo le nuove disposizioni della legge di bilancio 2018, i requisiti contributivi previsti per l’Ape sociale devono essere ridotti per le donne con figli: in particolare, è previsto uno “sconto” di 1 anno di contributi per ogni figlio, sino a un massimo di 2 anni complessivi.
In questo modo, se una donna appartiene a una delle prime tre categorie (disoccupati, invalidi e caregiver) e ha dai 2 figli in su, potrà ottenere l’Ape sociale con 28 anni di contributi anziché 30; se è addetta a un lavoro faticoso o rischioso, otterrà il trattamento con 34 anni di contributi anziché 36.
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