Lavoro con voucher: conviene? Lavoro occasionale accessorio e retribuzione con i buoni dell’Inps: per il lavoratore è conveniente essere pagato con i voucher? Vediamo i pro e i contro di un metodo di pagamento che permette di lavorare in regola anche se occasionalmente.
Lavoro con voucher: innanzitutto cosa sono?
I buoni lavoro dell’Inps, meglio conosciuti come voucher, sono sempre più utilizzati, non solo per retribuire i classici “lavoretti”, ma anche per prestazioni a favore delle imprese.
Mettendo da parte la questione degli abusi (spesso i datori di lavoro utilizzano i voucher per evitare di assumere, distorcendo così la loro funzione, che è quella di garantire al lavoratore una tutela anche per gli impieghi occasionali) e della complessità delle procedure per attivare i buoni, ci si domanda se il pagamento della prestazione lavorativa in voucher convenga davvero.
Innanzitutto, con i voucher un’ora di lavoro è retribuita con un buono del valore di 10 euro (anche se nulla vieta che lavoratore e committente si accordino per riconoscere una retribuzione maggiore utilizzando più buoni). Di questi 10 euro, solo 7,50 euro vanno al lavoratore, mentre:
- 1,30 euro, cioè il 13% del valore del voucher, sono riconosciuti alla gestione separata dell’Inps (come contributi per la pensione);
- 75 centesimi sono riconosciuti all’Inail, per l’assicurazione contro gli infortuni;
- 50 centesimi sono riconosciuti all’Inps per la gestione dei voucher.
Sui voucher non sono dovute imposte perché si tratta di un reddito esente: quanto guadagnato con i buoni lavoro, dunque, non va dichiarato nel 730 o nel modello Unico.
Inoltre, i voucher sono pienamente compatibili con la Naspi (la nuova indennità di disoccupazione), la mobilità e le altre misure a sostegno del reddito sino a un massimo di 3000 euro annui: al di sopra di tale soglia, l’importo percepito è invece limitatamente cumulabile con gli ammortizzatori sociali (che vengono ridotti dell’80% di quanto ricevuto dal lavoratore con i voucher).
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A proposito di limiti, bisogna sottolineare che l’importo massimo annuo che si può ricevere con i voucher è pari a 7.000 euro netti, cioè 9.660 euro lordi; se la prestazione è resa per un’impresa o un professionista, poi, il limite scende a 2.000 euro netti: queste soglie sono state previste per non distorcere la finalità dei voucher, che è quella di tutelare il lavoro occasionale; se la retribuzione è più alta rispetto agli importi elencati, si presume che il lavoro sia continuativo e non occasionale.
Non esistono più, invece, i limiti legati alle tipologie di lavoratori ( sino a poco tempo fa potevano essere retribuiti con i buoni solo particolari categorie, come studenti e pensionati), né alle tipologie di attività: ora, difatti, i voucher sono validi per retribuire le prestazioni in tutti i settori.
Ad una prima analisi, dunque, essere retribuiti con i voucher non presenterebbe grandi svantaggi: la paga oraria non è altissima, certo, ma è esentasse; inoltre, come già detto, è possibile accordarsi per una retribuzione oraria più alta.
Il contro del versamento dei contributi previdenziali
Il nocciolo della questione è rappresentato, però, dal versamento dei contributi previdenziali: questi, come accennato, vengono accreditati nella gestione separata dell’Inps. Si tratta di una gestione “residuale”, nella quale vanno a confluire i contributi dei co.co.co., dei professionisti “senza cassa” e di varie attività non pienamente regolamentate. Purtroppo, percepire una pensione dalla gestione separata non è semplice:
- in primo luogo, perché, confluendovi i contributi derivanti da attività marginali o saltuarie, è difficile raggiungere i requisiti minimi richiesti per la pensione;
- in secondo luogo, poiché i contributi versati in questa cassa non si possono ricongiungere in altre gestioni;
- bisogna infine considerare che, quand’anche si riesce a percepire la pensione, questa è solitamente molto bassa, perché vi risultano, nella maggior parte dei casi, pochi versamenti e di modesto valore.
Per rendere davvero conveniente essere pagati con i voucher, dunque, non basta prevedere delle pesanti sanzioni nei confronti di chi non li attiva o effettua degli abusi: è necessario cambiare le regole che riguardano i contributi previdenziali, magari rendendo ricongiungibile la gestione separata agli altri fondi, o prevedendo un accredito nel fondo pensione lavoratori dipendenti dell’Inps. In questo modo i lavoratori saranno ancora di più invogliati ad essere retribuiti con questo strumento e si potrà attuare una lotta efficace al lavoro nero.
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