Licenziamento per giusta causa o disciplinare: può crearti problemi se cerchi un nuovo impiego?
Se sei stata licenziata per giusta causa, o per motivi disciplinari, devi sapere che le ragioni del licenziamento non figurano nella scheda personale che ti viene rilasciata dal centro per l’impiego: il datore di lavoro o il selezionatore, dunque, non hanno la possibilità, attraverso la scheda, di risalire al motivo della fine del rapporto, per valutare se assumerti o no.
Il motivo per cui sei stata licenziata non deve essere indicato nemmeno nel tuo curriculum: nel formato di curriculum vitae più diffuso, difatti, il cosiddetto Cv europeo, appare soltanto, per ogni esperienza, un campo nel quale inserire la data di inizio ed un campo in cui inserire la data di fine, senza la necessità di indicare le ragioni.
Non è possibile risalire alla causale della cessazione del rapporto di lavoro nemmeno attraverso l’estratto conto dell’Inps: nell’estratto conto contributivo, difatti, appaiono soltanto i periodi di lavoro, le aziende o gli enti presso cui hai lavorato, le retribuzioni percepite ed eventuali altri accrediti, come i contributi figurativi per disoccupazione o malattia. Peraltro, non sei tenuta a esibire l’estratto conto dell’Inps all’azienda, che non può richiederlo, se non in casi molto particolari, ad esempio per erogare trattamenti di accompagnamento alla pensione.
Puoi dunque “dormire sonni tranquilli” anche se sei stata licenziata per giusta causa? In base a quanto esposto parrebbe di sì, ma non devi dimenticare che il nuovo datore di lavoro potrebbe richiederti delle referenze. In questo caso, come devi comportarti?
Licenziamento per giusta causa e referenze
Il licenziamento per giusta causa, o disciplinare, potrebbe diventare un problema nel momento in cui l’azienda che vuole assumerti richieda delle referenze: in questo caso, sarà sicuramente un problema farti rilasciare una lettera di referenze dal vecchio datore di lavoro.
Per ovviare al problema, potresti comunque far leva su referenze diverse, rilasciate dai datori di lavoro precedenti; le referenze potrebbero anche non essere rilasciate dai precedenti “capi”, ma da altre figure con le quali ti sei confrontata, come tutor (nel caso in cui tu abbia svolto un tirocinio) o docenti, o, ancora, da persone che hanno lavorato con te e che hanno avuto modo di apprezzare le tue qualità.
Tuttavia, il nuovo datore di lavoro potrebbe insistere nel richiedere di parlare con il datore precedente, anche se non menzionato nelle referenze del curriculum (vero è che, per evitare questo, potresti togliere l’esperienza “negativa” dal curriculum, ma il “trucco” cadrebbe con una verifica della scheda rilasciata dal centro per l’impiego): in questa ipotesi, è innanzitutto utile sapere che sei tu a dover autorizzare il nuovo datore a contattare il titolare precedente, dunque non è possibile che questi proceda autonomamente.
Il titolare precedente, poi, non è obbligato a rilasciare le referenze e potrebbe non rispondere alla richiesta del nuovo datore.
Per evitare referenze negative, se i rapporti col vecchio datore non sono pessimi, è comunque opportuno un chiarimento con quest’ultimo, in occasione del quale tu possa spiegare l’importanza del nuovo impiego e possa chiedere un minimo di comprensione e collaborazione, assumendoti le tue colpe per la fine del rapporto e scusandoti per i tuoi errori (se, poi, anche tardivamente o in parte, è possibile rimediare agli errori che hanno portato al licenziamento, è bene mettere in atto quanto è nelle tue possibilità: il vecchio titolare apprezzerà lo sforzo).
Quando si è, invece, creata una situazione tale che riappacificarsi col datore precedente sia di fatto impossibile e il nuovo titolare insista proprio sulle sue referenze, la cosa migliore da fare è spiegare razionalmente le cause che hanno portato alla rottura del rapporto. È bene che tu esponga la situazione nel modo più obiettivo possibile, assumendoti le tue colpe e non esagerando nel parlar male del vecchio principale, ma spiegando anche i motivi che hanno determinato un certo comportamento e le giustificazioni.
Sorvolare sull’argomento e parlare, in termini generali, di “divergenze personali”, potrebbe non essere una cattiva scelta, ma bisogna considerare che il nuovo datore potrebbe comunque chiedere di contattare personalmente il vecchio principale.
Ad ogni modo, per quanto sia giustificabile che il nuovo datore di lavoro desideri ottenere quante più informazioni possibile riguardo al dipendente da assumere, vi sono dei limiti da rispettare: in base allo Statuto dei lavoratori (Legge n. 300/1970), difatti, è vietata qualsiasi indagine sul candidato non strettamente inerente al rapporto di lavoro.
In particolare, è vietato effettuare indagini, anche a mezzo di terzi, sulle opinioni politiche, religiose o sindacali del lavoratore, nonché su fatti che non rilevano per la valutazione dell’attitudine professionale del lavoratore.
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