Creazioni fai-da-te e homemade: quali adempimenti mettere in atto per poterle vendere?
Dècoupage, cucito creativo, punto croce, lavori a maglia, lavori con la Fimo…
Se anche tu sei appassionata di arti creative e realizzi dei prodotti homemade, cioè, letteralmente, “fatti in casa” e vorresti venderli, non sei sempre obbligata ad aprire la partita Iva (vediamo in quali casi).
Ci sono, comunque, degli adempimenti da mettere in atto: in questa guida ti spiego, dal punto di vista amministrativo e fiscale, quello che devi fare.
Hobbisti e creativi: chi sono?
Innanzitutto, è bene fare chiarezza su chi sono, secondo la legge, gli hobbisti e i creativi:
- l’hobbista è un artigiano che vende, scambia o espone creazioni di poco valore, precisamente entro 250 euro per singolo oggetto (in alcune Regioni il limite si abbassa a 100 euro se il prodotto è venduto nei mercatini); l’attività deve essere svolta in modo occasionale e non si devono superare 5.000 euro l’anno di ricavi dai prodotti venduti; perché si verifichi il requisito dell’occasionalità, le singole regioni possono stabilire un limite massimo di mercatini all’anno a cui l’hobbista può partecipare;
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il creativo è colui che vende le opere d’arte frutto del proprio ingegno; a differenza dell’hobbista, non ha limite al numero dei mercatini a cui può partecipare, ma non può comunque superare il limite di 5.000 euro all’anno di ricavi; è inoltre tenuto a:
- mostrare, a richiesta, una dichiarazione di vendita temporanea (in cui si specifica che l’attività di esposizione e vendita di proprie opere dell’ingegno a carattere creativo non ha necessità di autorizzazione amministrativa, in quanto viene effettuata occasionalmente da un venditore non abituale);
- dotarsi di un blocchetto di ricevute generiche (cioè, non fiscali), complete del nome e cognome di chi vende e di chi acquista: nel documento va riportato il corrispettivo della vendita e, se questo è almeno pari a 77,47 euro, va applicata una marca da bollo da 2 euro.
Hobbisti e creativi: quando va aperta la partita Iva?
Se si superano i 5.000 euro di ricavi, oppure se si supera il numero massimo di mercatini a cui si può partecipare, l’hobbista e il creativo diventano dei veri e propri venditori professionisti, poiché, pur realizzando i propri prodotti in maniera autonoma e artigianale, effettuano un’attività di vendita continuativa ed organizzata.
Dovranno allora aprire la partita Iva, iscriversi alla camera di Commercio (sezione commercianti o artigiani), all’Inps e presentare la segnalazione certificata di inizio attività (Scia) al Comune: questi adempimenti possono essere fatti in un’unica pratica, tramite Comunicazione da inviare alla camera di Commercio.
Hobbista e creativo saranno poi obbligati alla tenuta delle scritture contabili, a meno che non optino per il regime fiscale agevolato Forfettario.
Hobbisti e creativi: dove possono vendere?
Gli hobbisti e i creativi possono vendere le proprie opere in appositi mercatini.
A tal fine devono avere:
- la denuncia di inizio attività per esposizione e vendita di proprie opere d’arte o di opere frutto del proprio ingegno a carattere creativo (il modello è reperibile presso la pro loco del proprio Comune di residenza);
- il tesserino degli hobbisti, che è valido per 1 anno ed è rilasciato per un massimo di 5 anni, anche non consecutivi (con possibilità di rinnovo): il costo e le modalità di rilascio variano a seconda della Regione o del Comune di appartenenza;
- eventuale altra documentazione aggiuntiva richiesta dai singoli Comuni.
La normativa è diversa a seconda delle Regioni: ad esempio, alcune vietano di esporre il prezzo dei prodotti, o consentono l’esposizione solo per prezzi inferiori a determinate soglie; altre Regioni, come già detto, stabiliscono un numero massimo di mercatini ai quali l’hobbista può partecipare in un anno. In determinati casi si è tenuti a pagare il suolo pubblico.
Oltreché nei mercatini, hobbisti e creativi possono vendere nei temporary shop, dei negozi temporanei che restano aperti per meno di 30 giorni all’anno: in questo caso gli adempimenti amministrativi e fiscali sono molto ridotti.
È possibile vendere i propri prodotti anche su internet: per avere un proprio eshop, cioè un negozio virtuale online, però, si deve aprire partita Iva, iscriversi alla Camera di commercio, all’Inps e si è anche obbligati a inviare la Scia al proprio Comune.
Questi obblighi sussistono solo al di sopra dei 5.000 euro annui di compensi (o se comunque l’attività è svolta in modo non occasionale, in quanto è presente un minimo di organizzazione), invece, se la vendita avviene presso un altro sito web, cioè presso i cosiddetti marketplace, come Ebay, Ebarty, Subito etc. è d’obbligo la P IVA.
Hobbisti e creativi: devono fare lo scontrino?
Quando non sono commercianti e non hanno aperto la partita Iva, hobbisti e creativi non sono tenuti ad avere un registratore di cassa e ad emettere scontrini. Devono, però, giustificare i compensi con una ricevuta, alla quale:
- si applica la ritenuta d’acconto del 20%, se si vende a un imprenditore o a un professionista (o meglio, a un sostituto d’imposta);
- non si applica la ritenuta d’acconto, se si vende a un privato;
- si applica una marca da bollo da 2 euro, per compensi da 77,47 euro in su;
- non si applica l’Iva.
I compensi ricevuti devono essere indicati nella dichiarazione dei redditi (730 o modello Unico) tra i redditi diversi.
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