Hai la passione per i vestiti e gli accessori, tutti ti chiedono consigli e ti considerano un’esperta di moda? Oppure, anche con budget minimi a disposizione, riesci ad arredare la casa con gusto, quasi come se dovessi prepararla per un servizio fotografico? Allora avrai pensato sicuramente, più di una volta, di aver tutte le carte in regola per diventare personal shopper.
Si tratta di una professionista che segue il cliente nei suoi acquisti, il più delle volte nel campo dell’abbigliamento: dovrà quindi consigliare il committente nella creazione del look più adatto alle sue esigenze, nonché più congegnale al suo fisico. La professionista può anche occuparsi del make up e dell’acconciatura, il più delle volte non in prima persona, ma affidando il cliente ai professionisti specializzati: in questo caso, in cui si cura il look non solo sotto l’aspetto di abbigliamento ed accessori, ma a 360 gradi, parliamo di personal stylist (non c’è una differenza netta ed una qualificazione precisa, ad ogni modo, e spesso i due termini si equivalgono).
Si può diventare personal shopper, come accennavamo, persino per quanto concerne arredi ed accessori, relativi all’abitazione, all’ufficio o all’azienda del cliente: gli acquisti saranno allora volti a rendere gli ambienti confacenti alle specifiche esigenze richieste, o, semplicemente, a trasformarli secondo i desideri del committente. Parleremo, allora, di personal home stylist.
Un po’ diversa è, invece, la professione dell’home stager, a metà tra l’architetto e l’arredatore, e si occupa di rinfrescare e riposizionare la mobilia all’interno di locali ed appartamenti, per renderli più appetibili alla vendita ed attrarre potenziali acquirenti.
Ma come si diventa personal shopper, personal stylist o home-stylist?
Non esistono certificazioni universalmente riconosciute, ma, per chi desiderasse approfondire la materia, è sicuramente utile un corso specifico, nel settore preferito (abiti e accessori, arredi e oggettistica…), o anche un corso di Laurea in Moda o Architettura.
Diverso è il caso in cui desideriamo ampliare la professione ed offrire il servizio di make up: sarà quanto mai necessario un corso specifico per truccatori- make up artist. Bisognerà fare molta attenzione, nella ricerca delle offerte su internet: il web è una giungla, ed assieme ai corsi più seri potrebbero apparire vere e proprie truffe. Meglio avere riferimenti da persone che già conosciamo, o chiedere alle associazioni della nostra città.
Sembrano lavori facili, ma non lo sono: non ci basterà aver letto qualche rivista per imparare il mestiere. Molto meglio se scegliamo un percorso di studi adatto, e facciamo molta formazione. Importante sarà anche conoscere la storia della moda, oppure del design o dell’arredamento. Questa carriera è l’ideale per ragazze e ragazzi giovani, che stanno adesso scegliendo la propria Facoltà universitaria.
Terminato di affinare le tecniche del mestiere, e pronte ad iniziare l’attività, è indispensabile aprire la partita Iva?
In un primo momento, consiglierei di aspettare, e di vedere come vanno gli affari. Questo non vuol dire lavorare in nero: difatti, sino a determinati limiti annui (attività che non supera le 30 giornate o 5000€ d’introiti nell’anno solare), si presume l’occasionalità della prestazione, pertanto non sarà necessaria l’apertura della partita Iva, né l’iscrizione alla Gestione Separata dell’Inps.
Per ogni prestazione, si dovrà emettere una ricevuta, non soggetta ad Iva, ma a ritenuta d’acconto del 20%, se il cliente è sostituto d’imposta: quando il costo supera € 77,47, ci si dovrà ricordare di apporre una marca da bollo da 2 Euro. Il totale dei compensi dovrà essere inserito, in dichiarazione dei redditi (730 o Modello Unico) , nel quadro dei redditi diversi.
Nel frattempo, si potrà utilizzare questo primo periodo per farsi conoscere: la creazione di un buon sito e di una pagina efficace nei social, nonché di una rete di passaparola, saranno fondamentali per ottenere un sufficiente giro di clientela; la concorrenza è agguerrita, ed abbondano le offerte nel mercato, mentre le richieste, dato il periodo di crisi, non sono altissime. Emergere non sarà facile, ma con tenacia, professionalità e competenza, si riuscirà ad andare avanti.
Una volta convinte della buona riuscita degli affari, e con alle spalle un discreto movimento, sarà il momento giusto per aprire la partita Iva, come lavoratrici autonome, e per iscriversi alla Gestione Separata dell’Inps: gli adempimenti possono essere effettuati sia tramite i siti dell’Agenzia delle Entrate e dell’Inps, direttamente, che da un professionista abilitato.
Per tutto il 2015 potremo poi aderire al regime dei contribuenti minimi, oppure al nuovo regime forfettario: avremo diritto alla tassazione agevolata ed all’esonero della tenuta delle scritture contabili (le fatture in entrata ed in uscita andranno comunque conservate e numerate; nel nuovo forfettario, invece, non è obbligatorio conservare ricevute e fatture relative agli acquisti).
Marzia dice
Buongiorno, che io sappia non è possibile “farsi conoscere” ne tantomeno avere un sito web lavorando con le ricevute con ritenuta d’acconto, anche se le entrate sono inferiori ai 5000 euro annui.. in realtà non è proprio possibile farsi pubblicità senza partita iva perché si è a rischio sanzioni. Ci sono dunque novità in tal senso?