La figura del Cake Designer, che realizza delle torte da favola, è sempre più richiesta: che cosa si deve fare per avviare l’attività?
Sino a pochi anni fa, il Cake Design era poco conosciuto, in Italia, mentre era già un successo negli Usa e nel Nord Europa: ora, invece, anche noi non possiamo più farne a meno. Soprattutto le feste di compleanno dei bambini sono un’occasione per sfoggiare la propria abilità nella realizzazione di torte fantasiose, con i personaggi preferiti dai nostri piccoli, oppure per commissionare dolci da favola ai Cake Designer migliori della nostra zona.
Cimentarsi nell’attività non è difficile, se si possiede una buona manualità, anche se non siamo pasticcieri professionisti: ormai, difatti, pullulano i negozi specializzati, che vendono pasta di zucchero ed attrezzi per realizzare decorazioni di precisione. E’ possibile trovare gli attrezzi del mestiere persino nei supermercati, ed i tutorial abbondano su internet e nei giornali di cucina, per non parlare dei corsi dal vivo, svolti periodicamente in tante città.
Se, obiettivamente, siamo diventate brave ed il mestiere ci appassiona, è naturale il desiderio di farne un “vero lavoro”, dunque di aprire un’attività di cake design.
Tuttavia, è consigliabile procedere per gradi, poiché dobbiamo farci conoscere, comprendere il mercato della nostra zona (valutare se ci sono molti concorrenti, il loro livello, i servizi più richiesti), specializzarci, magari proponendo dei servizi aggiuntivi che i competitors non offrono: inoltre, per avere una sufficiente organizzazione, sarà necessario trovare dei locali adatti, effettuare degli investimenti ed avere dei collaboratori.
In un primo momento, dunque, potremmo svolgere quest’attività nel tempo libero, senza lasciare la nostra principale occupazione, proponendo le nostre creazioni ad amici, parenti e conoscenti. Vendere ad una cerchia ristretta non significa essere autorizzati a presentare dei lavori “alla carlona”: anzi, è fondamentale presentarsi al meglio, in maniera professionale, sin dalle prime creazioni.
Per farci conoscere, una volta acquisita una certa sicurezza, potremmo curare un nostro blog ed una pagina sui principali social (per il posizionamento, la grafica e la pubblicità, è bene affidarsi a dei professionisti specializzati: se non si ha un livello sufficiente di visibilità, sarebbe tutta fatica sprecata)frequentare i forum specializzati, ed organizzare dei corsi sul web ( ci sono molte piattaforme online facilmente accessibili) o a livello locale (si possono anche offrire lezioni individuali a domicilio).
In questa prima fase, potremo in quadrare i redditi come lavoro occasionale, senza aprire una partita Iva : sino a 5.000€ netti l’anno, peraltro, non è necessario iscriversi alla Gestione Separata Inps.
Per ogni compenso, dovrà essere emessa una ricevuta, senza Iva, soggetta a ritenuta del 20%, se il committente è sostituto d’imposta (altrimenti, niente ritenuta), e con marca da bollo da 2 Euro, se quanto ricevuto supera i 77 Euro.
Una volta che il nostro lavoro sarà decollato, potremmo decidere di aprire un vero e proprio laboratorio: in questo caso, sarà necessario trovare un locale adatto, o ristrutturarlo, e dotarsi di attrezzature a norma, per possedere tutti i requisiti sanitari prescritti. Potremmo anche effettuare un servizio di consegne a domicilio, o un vero e proprio catering: in questo caso, dovremmo dotarci di appositi mezzi per la consegna, sempre conformi ai requisiti igienico-sanitari.
E’ chiaro che tutto questo comporta degli investimenti: se non abbiamo da parte i fondi necessari, sarà indispensabile, dopo essersi procurati tutti i preventivi ed aver stilato un prospetto dei costi (affitto, eventuale ristrutturazione o adeguamento, attrezzature, utensili, materie prime e materiali di consumo, spese per dipendenti o ripartizione dei compensi tra soci, spese per pubblicità ed altri servizi), la stesura di un business plan (possiamo farlo noi, o incaricare un bravo consulente). Il business plan, o piano d’impresa, sarà basilare per ottenere un finanziamento dalla banca.
E’ bene anche informarsi riguardo ad eventuali finanziamenti agevolati: ne esistono a livello nazionale, regionale o locale; se il capitale necessario è sotto i 25.000 Euro, si potrà fare richiesta per un prestito tramite microcredito.
Regolati gli aspetti economici e tecnici, sarà necessario occuparsi della burocrazia: si dovrà dichiarare l’inizio dell’attività al Comune (SCIA), effettuare la Comunica ( che comprende l’apertura della Partita Iva, l’Iscrizione alla Camera di Commercio, all’Inps- Gestione Artigiani e Commercianti- ed all’Inail), ed eventualmente effettuare la comunicazione di assunzione dei dipendenti (Modello Unilav).
Occhio ai requisiti personali: per l’apertura di un’attività di preparazione, trasformazione o somministrazione di alimenti e bevande, se non abbiamo il diploma alberghiero, una laurea in materie attinenti, o un’esperienza certificata di almeno due anni (effettuata nell’ultimo quinquennio), dovremo frequentare un corso SAB, oppure incaricare un preposto che abbia i requisiti.
Infine, attenzione alla documentazione obbligatoria: imprescindibile munirsi del manuale HACCP e del DVR, documento di valutazione dei rischi.
La burocrazia è sicuramente complicata, ma coadiuvati da un consulente competente non avremo nulla da temere.
Se la nostra attività, dopo un primo momento di lavoro occasionale, va benino ma non decolla, potremmo decidere di aprire partita Iva come liberi professionisti, per incarichi di lavoro autonomo, anche a domicilio, o per effettuare dei corsi: non potremmo, però, effettuare la commercializzazione dei prodotti, poiché, per il commercio abituale e la somministrazione, è necessario aprire una ditta individuale.
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