Inconciliabilità tra lavoro e figli, entrate scarse, liste d’attesa chilometriche per l’asilo nido: quale potrebbe essere il rimedio a questi tre diffusissimi problemi per le mamme?
Oggi, fortunatamente, esiste una soluzione che funga da comune denominatore per queste tre casistiche: l’apertura di un micro nido.
Difatti, è possibile, in ogni comune italiano, che una madre metta a disposizione la propria casa e la propria professionalità per ospitare, assieme ai propri figli, altri bambini, proprio come se si trattasse di un asilo. Per la mamma “ospitante” (detta anche “tagesmutter”, dalla parola tedesca, poiché in Germania questo tipo di attività è assai diffuso), questo è senz’altro un buon modo per ampliare i propri guadagni, occupandosi anche dei propri figli a tempo pieno; per le madri i cui figli sono ospitati, è un’ottima alternativa all’asilo nido, sia perché non sono necessarie liste d’attesa, sia perché il prezzo , generalmente, è più conveniente, e la flessibilità maggiore. Inoltre, per il bambino si tratta di un ambiente familiare, utilissimo per un inserimento graduale che eviti il salto da casa propria alla scuola materna.
Ecco gli step necessari per mettersi in proprio come tagesmutter:
Bisogna, in primis, considerare che la normativa varia di regione in regione; nella maggior parte dei casi, comunque , la mamma che intende aprire un micro nido deve frequentare un corso di formazione ad hoc (spesso finanziato dagli enti pubblici locali) , ed effettuare un tirocinio. Altri enti richiedono, invece, un titolo di studio inerente: laurea in scienze dell’educazione o della formazione , diploma di maturità ad indirizzo socio-psico pedagogico, magistrale, per dirigente di comunità o di assistente all’infanzia.
Per quanto concerne l’idoneità dell’edificio, è preferibile rivolgersi alla ASL di appartenenza, o, in alternativa, a un tecnico di fiducia, per un sopralluogo preventivo. Ogni legge regionale dispone differenti requisiti , ma, in ogni caso, è necessario che l’edificio e gli impianti siano a norma, e che arredi ed attrezzature siano adatte ai bambini. I locali devono essere ampi, luminosi e ben areati, e dev’essere presente almeno un ambiente per i pasti, uno per i giochi ed uno per il riposo, nonché un bagno per i bambini ed uno per le educatrici.
Dopo la verifica dei requisiti dell’immobile, ci si deve rivolgere al SUAP (sportello attività produttive) del comune di appartenenza per comunicare l’inizio dell’attività (che andrà comunque comunicata alla ASL per conoscenza) e per l’accreditamento: quest’ultima è un’autorizzazione della durata di tre anni, rinnovabile.
Non sempre è necessaria l’apertura della partita Iva, poiché l’attività può essere esercitata anche sotto forma di associazione familiare; tra chi gestisce il micro nido e gli utenti dovrà essere stipulato un contratto di prestazione di servizi, in caso di ditta, o una semplice scrittura privata, in caso di accordi tra l’associazione e le famiglie fruitrici.
Da quanto abbiamo osservato, gli adempimenti, anche se non complessi, richiedono, per chi non possiede in partenza i requisiti, degli investimenti non esigui; tuttavia, sia a livello comunale che regionale, sono periodicamente indetti numerosi bandi, allo scopo di finanziare le modifiche degli ambienti e l’acquisto di attrezzature.
L’attività ha generalmente una buona redditività, con una retta che varia da 300 a 600 Euro mensili, a seconda della localizzazione e delle ore di permanenza del bambino.
Per le madri aventi i requisiti professionali ma che non possano disporre di locali adeguati, è altresì possibile proporsi come tagesmutter in altre strutture.
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