Una recente disposizione dell’Inps esonera dalla presentazione Isee le richieste di voucher per l’infanzia.
Tra i vari incentivi presenti per la maternità, particolarmente apprezzato è il contributo Inps per i servizi per l’infanzia: si tratta di un istituto, introdotto dalla Legge Fornero, grazie al quale possono essere erogati fondi alle madri lavoratrici, aventi diritto al congedo parentale, per il pagamento di servizi di babysitting, o della retta di un asilo nido.
In cambio del conferimento, pari ad un importo massimo di 600 € mensili per un periodo di sei mesi, le lavoratrici ( le quali devono essere dipendenti , oppure iscritte alla Gestione Separata, e trovarsi negli undici mesi successivi al termine del congedo di maternità obbligatorio), devono però effettuare la rinuncia al congedo parentale.
Il contributo, che può essere richiesto, in via sperimentale, sino al 31.12.2015, è concesso anche chi abbia già usufruito in parte di tale congedo, per i soli mesi di non ancora goduti.
Lo scopo del bonus è quello di favorire una maggiore conciliazione tra lavoro e famiglia, dato che, ad oggi, molte dipendenti, sin dalla nascita del primo figlio, sono costrette, di fatto, a dimettersi, poiché non riescono a seguire contemporaneamente le esigenze familiari e quelle lavorative, e non dispongono di fondi sufficienti per coprire i costi di un asilo o di una babysitter.
Il problema è particolarmente sentito in Italia, Paese in cui quasi tutte le aziende non utilizzano strumenti di flessibilità, quali il telelavoro, diffusi, invece, in altre realtà europee: nell’attesa di una modernizzazione ed un’apertura delle imprese all’elasticità, il voucher Inps per i servizi per l’infanzia rappresenta comunque una boccata d’ossigeno.
Tuttavia, sino a pochi giorni fa, la maggioranza delle potenziali beneficiarie aveva il serio timore di non riuscire ad ottenere gli emolumenti, in seguito alle difficoltà collegate alla dichiarazione Isee: si tratta di un documento, elaborabile presso Caf , Patronati, o direttamente tramite il sito dell’Inps, che contiene i dati necessari per determinare l’indicatore patrimoniale del nucleo familiare.
Nel 2015, le condizioni per il rilascio di tale certificazione si sono notevolmente complicate, per via delle nuove verifiche mediante collegamento alle banche dati Inps ed Agenzia delle Entrate, che comportano almeno 15 giorni d’attesa, per poter ottenere l’Isee; inoltre, molte difficoltà sono state registrate a causa dell’obbligo di indicare la giacenza media di conti correnti e depositi bancari, per ciascun componente della famiglia: molte banche, infatti, non dispongono ancora di documentazione dalla quale risulti detta giacenza media, rendendo, di fatto, assai difficile, per i contribuenti, ottenere la certificazione, in quanto è alto il rischio di errori, e di conseguenti sanzioni per falsità della dichiarazione.
Fortunatamente, una delle ultime disposizioni Inps chiarisce che, per richiedere il contributo per l’infanzia, la presentazione dell’Isee non sia necessaria, poiché il Ministero del Lavoro non ha indicato alcun valore massimo dell’ISEE per l’accesso al beneficio.
Il voucher, pertanto, potrà essere erogato anche nel caso in cui le domande siano state precedentemente respinte per via della certificazione.
Ricordiamo che le domande possono essere presentate tramite il sito web dell’Istituto, oppure con l’ausilio di un patronato.
Gli importi destinati ai servizi per l’infanzia sono pagati direttamente alla struttura prescelta, fino ad un massimo di 600€ mensili, dietro richiesta da parte della struttura stessa; i servizi privati di babysitting, invece, sono liquidati attraverso il sistema dei buoni lavoro: i voucher dovranno essere ritirati dalle lavoratrici ammesse al beneficio, presso la sede provinciale INPS territorialmente competente.
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