Assegno di paternità (o indennità di paternità) per dipendenti, artigiani, commercianti, agricoltori e pescatori: quando spetta, a quanto ammonta e come richiederlo.
Se sei da poco diventato padre e la madre del bambino si trova in una situazione particolarmente grave, puoi aver diritto al congedo di paternità ed al relativo assegno, che vanno a sostituire il congedo e l’indennità di maternità.
Questo beneficio non deve essere confuso col congedo obbligatorio e facoltativo spettante ai padri lavoratori dipendenti in occasione della nascita del bambino (pari a 4 giorni obbligatori, più un’ulteriore giornata facoltativa), perché non è aggiuntivo rispetto al congedo di maternità obbligatorio, ma alternativo ad esso.
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Il congedo e il relativo assegno di paternità, difatti, spettano quando:
- il padre ha diritto all’affido esclusivo del nuovo nato;
- la madre del bambino lo ha abbandonato;
- la madre del bambino è morta o gravemente malata.
L’assegno spetta se il padre è dipendente o lavoratore autonomo iscritto in una delle gestioni dell’Inps: artigiani, commercianti, coltivatori diretti, coloni, mezzadri, imprenditori agricoli, pescatori autonomi della piccola pesca marittima e delle acque interne.
Il padre lavoratore autonomo, per aver diritto all’assegno, deve inoltre essere in regola con il pagamento dei contributi.
Il diritto all’assegno parte:
- dal momento della morte della madre o dal momento in cui si verifica una grave patologia;
- dal momento dell’abbandono del figlio da parte della madre;
- dal momento in cui il bambino è affidato in via esclusiva al padre.
L’assegno di paternità 2018 compete fino alla fine del periodo di congedo successivo al parto (della durata di 3 mesi) che sarebbe spettato alla madre lavoratrice e che viene, invece, fruito dal padre; se la madre è lavoratrice dipendente, al padre possono spettare, in aggiunta ai 3 mesi, eventuali periodi di congedo di maternità precedenti al parto non goduti.
Il congedo del padre lavoratore dipendente deve essere effettivamente goduto: l’interessato, dunque, non può svolgere alcuna attività lavorativa durante il periodo di assenza. Se il padre è lavoratore autonomo, invece, ha diritto all’assegno di paternità anche se continua a svolgere la propria attività, senza per questo decadere dal beneficio.
L’indennità di paternità pagata dall’Inps è pari a quella che sarebbe spettata alla madre lavoratrice. In particolare:
- per il padre lavoratore dipendente, ammonta all’80% della retribuzione (salvo il diritto all’integrazione da parte del datore di lavoro);
- per il padre artigiano o commerciante, è pari all’80% del minimale di retribuzione giornaliera degli impiegati dell’artigianato e del commercio;
- per il padre agricoltore, è pari all’80% del minimale di retribuzione per gli operai dell’agricoltura;
- per il padre pescatore, ammonta all’80% del salario giornaliero convenzionale per i pescatori delle cooperative della piccola pesca marittima e delle acque interne.
La domanda di indennità di paternità deve essere compilata utilizzando il modulo SR01, che deve essere scaricato dal sito dell’Inps alla sezione modulistica e stampato. Il modello deve essere quindi:
- inviato alla propria sede Inps tramite pec (posta elettronica certificata) o con raccomandata;
- presentato direttamente presso uno sportello dell’Inps.
Dal prossimo settembre, il modulo potrà anche essere inviato direttamente dal sito dell’Inps.
Alla domanda devono essere allegati i documenti che provano la particolare situazione per la quale è dovuta l’indennità di paternità.
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